lunedì 21 settembre 2015

Lait de nulle part : operazione verità sull’origine dei prodotti lattiero caseari - Osterie d’Italia 2016: ecco l’introduzione in anteprima - In 270 mila spengono le 10 candeline di Cheese

Lait de nulle part : operazione verità sull’origine dei prodotti lattiero caseari


Da dove viene il cibo che portiamo in tavola? Da queste parti ce lo chiediamo spesso e per fortuna non siamo i soli.
Con la campagna Lait de nulle part (Latte senza provenienza) l’associazione dei Jeunes Agriculteurs ci invita a pretendere l’indicazione d’origine in etichetta del latte utilizzato nei prodotti caseari. E vuole far pressione sul governo. 
«Saremo i vostri occhi nei supermercati, i vostri portavoce su internet. Vi aiuteremo a scegliere formaggi e prodotti caseari: studieremo le confezioni e attaccheremo uno sticker per differenziare le buone pratiche di etichettatura da quelle cattive»
Ecco come presentano la loro campagna su Facebook (andate a vedervi la pagina qui )
Esigiamo l’etichettatura d’origine del latte usato nei prodotti caseari! Jeunes Agriculteurs stanno lavorando per rendere obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta. Président, Caprice des Dieux, Babybel… dietro questi grandi marchi c’è troppa opacità. Grandi gruppi alimentari cercano di confondere il consumatore usando connotazioni francesi (come per esempio Rustique e Bresse bleu) ma non dichiarano l’origine del latte. Il fatto è che per i consumatori è fondamentale capire l’origine dei prodotti: ben l’84% dei cittadini europei hanno rivendicato l’importanza dell’indicazione d’origine proprio dei prodotti lattiero caseari.
A oggi, tutte le derrate di origine animale (prodotti lattiero, carne, piatti cucinati, uova) devono avere un marchio che le identifichi. Ma questo marchio non assicura l’indicazione di origine…
Come ben sapete Slow Food porta avanti da tempo il progetto delle etichette narranti. E come credo ben sappiate proprio oggi è finito Cheese la nostra manifestazione dedicata a tutte le forme del latte Una bellissima festa che abbiamo organizzato per dare visibilità e voce a casari, pastori e artigiani del cibo che a vario titolo e in tutto il mondo lavorano per preservare la biodiversità legata alle produzioni lattiero casearie e che nel fare questo diventano custodi di saperi e tradizioni, paladini della difesa dei propri territori. E naturalmente tutto sempre con l’allegria e l’approccio che ci distingue e che privilegia il piacere legato al cibo e la voglia di approfondire, attraverso le degustazioni e le conferenze, l’incontro con casari e affinatori e le attività per i più piccoli.


Osterie d’Italia 2016: ecco l’introduzione in anteprima

L’attesa è terminata: oggi 21 settembre, d
urante l’ultima giornata di Cheese 2015, Slow Food Editore presenta Osterie d’Italia 2016: 1707 locali recensiti, dei quali oltre 140 novità. L’appuntamento per conoscere tutti i premiati è in piazza caduti per la Libertà a Bra alle 10.30. Per darvi un piccolo assaggio, sotto trovate l’introduzione alla guida, uno stuzzichino di benvenuto, insomma, ma non perdete l’intero menù. Ricco come sempre, forse di più.
«Da trent’anni Slow Food educa, promuovendo e tutelando il cibo buono, pulito e giusto. Tra le innumerevoli attività intraprese, la guida Osterie d’Italia è tra quelle di più lungo corso e ogni anno ridefinisce un pezzetto di ciò che nel nostro Paese è il “mangiarbere”, proponendovi il più completo e autorevole catalogo della cucina di tradizione e di territorio. Le osterie, per come le abbiamo intese nel tempo, si sono evolute, sono cambiate, sono diventate progressivamente un qualcosa di distante dalla definizione della parola che trovate ancora sul dizionario. Per questo scrivere la guida è impresa sempre più ardua, ma la difficoltà non fa che accrescere l’entusiasmo di chi la realizza. Non si tratta più, infatti, solo di andare a scovare i luoghi più autentici, spesso nascosti e protetti da piccoli paesi di campagna o da qualche stretto vicolo di città. Si tratta piuttosto – nella maggior parte dei casi – di districarsi nella miriade di locali che si autodefiniscono osteria o che a quel modello aspirano. Il compito è quindi cogliere in quali casi i tratti che Slow Food ha attribuito all’osteria siano effettivamente presenti e in quali, invece, siano solo una carta da parati che nasconde crepe e cartongesso.
Il successo della guida negli anni ha promosso un nuovo modello, ora largamente condiviso, e questa diffusione non ha evitato, ma semmai favorito, il proliferare di locali e approcci per cui i caratteri dell’osteria si sono confusi e “imbastarditi”. Ma quali sono questi tratti? Certamente la cucina, alla quale chiediamo di essere buona, tradizionale, capace di raccontare il contesto in cui viene proposta e preparata con materie prime (quando possibile) locali e prodotte in modo sostenibile. Poi il prezzo, che deve però tenere conto della variabilità territoriale e dei costi di ingredienti ineccepibili, in molti casi sempre più alti. Infine l’accoglienza, che di tutti è probabilmente il carattere più fortemente distintivo dell’osteria. Accoglienza che vogliamo calda e familiare, capace di narrare i prodotti e i piatti senza essere didattica o ingessata, ma soprattutto autentica, come solo quella di chi fa un lavoro così duro con passione può essere. Ed è quando questi elementi raggiungono l’equilibrio che ci troviamo di fronte alla Chiocciola. Questo simbolo per noi così importante segnala, infatti, i locali dove, oltre a mangiare bene, si “sta bene”. Dove l’esperienza della tavola risulta piacevole in ogni suo aspetto e dove davvero si può cogliere il territorio che si ha intorno. Deve essere come assaggiare direttamente il contesto, la cultura, la biodiversità, il paesaggio, il luogo in cui ci si trova, con un’indimenticabile esperienza multisensoriale.
Creare, e poi trovare: questo non è semplice, richiede la conoscenza profonda della diversità naturale e culturale di un Paese complesso come l’Italia. Sarebbe impossibile riuscirci senza affidarsi alla rete di Slow Food e ai collaboratori presenti in tutti i territori, che continuamente verificano, segnalano, scoprono i locali che trovate nelle pagine che seguono. Per darvi ancora più informazioni e per rendere la guida ancora più utile, tra i simboli, a partire da quest’anno trovate anche la chiave, che indica le osterie che offrono qualche stanza per il pernottamento. Un ulteriore elemento per tenere la guida sempre con voi in borsa, nella portiera della macchina o in tasca grazie all’App. Perché un compagno di viaggio come Osterie d’Italia è difficile da incontrare. Nessun’altro la può costruire con queste caratteristiche e garanzie, e nessun’altra guida, nonostante le imitazioni, può sostenere con ragionevole certezza che, in ogni luogo d’Italia in cui vi troverete, vi metterà a disposizione almeno un indirizzo per farvi capire – nel tempo di un pasto – esattamente dove siete, non soltanto dal punto di vista gastronomico. Buon divertimento.»


 In 270 mila spengono le 10 candeline di Cheese
Non c’è dubbio, quella di Cheese è una formula che funziona! La manifestazione internazionale si è aperta agli oltre 270 mila visitatori (il 10% in più rispetto all’edizione dei record del 2013, secondo le stime delle forze dell’ordine locali), accogliendoli tra le vie e le piazze di Bra. Decine le occasioni per conoscere le migliori produzioni casearie di oltre 300 espositori da 23 nazioni e per partecipare alle attività di approfondimento e intrattenimento, sotto la guida della parola chiave che contraddistingue tutti gli eventi targati Slow Food: il piacere legato al cibo, che è gusto e conoscenza.
Forti i messaggi politici lanciati durante questa decima edizione, come il NO del settore lattiero-caseario di qualità al latte in polvere per produrre formaggi. La petizione lanciata da Slow Food a sostegno della legge italiana 138 dell’11 aprile 1974, che l’Unione europea ci chiede di abrogare entro il 29 settembre, ha raccolto l’adesione di 150 mila persone sulla piattaforma Change.org e attraverso i moduli cartacei. Importante il messaggio del vice ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero che, inaugurando la manifestazione, ha assicurato la difesa a oltranza della legge da parte Governo italiano.
Riflessioni tra tecnici ed esperti del settore e appelli alle istituzioni da parte dei produttori e dei loro rappresentanti sono stati lanciati durante i tanti momenti di approfondimento. Tra i temi al centro del dibattito la fertilità dei suoli, minacciata non solo dalla cementificazione ma anche da una produzione agricola troppo intensiva che non lascia ai terreni il tempo di rigenerarsi. Un allarme lanciato dalla Confédération Paysanne riguarda il rischio di “gigantismo” che sta affliggendo le stalle, e non solo Oltralpe: allevamenti intensivi che non guardano di sicuro al benessere dell’animale né tantomeno alla qualità del latte che, anzi, diventa un sottoprodotto quando obiettivo del profitto sono i liquami per la produzione di biogas… E poi le quote latte, pensate per tutelare i piccoli produttori, disincentivando la produzione al di sopra di un limite fissato per legge, si sono rivelate uno strumento distorsivo del mercato e sono state abolite senza un vero passaggio, con il rischio di mettere in ginocchio i produttori di piccola scala se non si pensa a una regolamentazione più efficace.
Chiudiamo questa decima edizione di Cheese lanciando anche segnali di speranza per un futuro più roseo, in un anno in cui le difficoltà e le sfide per il settore sono state particolarmente sentite da malgari e casari. Arrivano dai tanti giovani che il pubblico ha incontrato nei Laboratori del Gusto e tra gli espositori del Mercato mentre raccontano con orgoglio il frutto del lavoro negli alpeggi e nei caseifici artigianali, di chi ha deciso di tornare in montagna non per ripiego ma per una scelta convinta.
A fare la differenza, in un mercato in cui paradossalmente le grandi aziende vogliono abbattere i prezzi per fare profitto, mentre gli artigiani devono tenerli più alti per poter sopravvivere, siamo tutti noi consumatori. Via libera allora alle attività di educazione al gusto con oltre 1000 partecipanti, tra alunni delle scuole e bambini accompagnati dai genitori, che hanno vestito i panni dell’allevatore per qualche ora. Tra gli appuntamenti sono stati particolarmente apprezzati quelli dedicati ai bambini sordi che, grazie alla collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi, sono stati tradotti nella Lingua dei Segni. Anche nella nuovissima Casa Slow Food, lo spazio associativo della Chiocciola, vecchi e nuovi soci hanno allenato le papille in una serie di laboratori per imparare a distinguere le caratteristiche organolettiche dei formaggi artigianali da quelli industriali. Non solo gusto ma anche conoscenza dicevamo, e allora cosa c’è di meglio di un buon libro? Pare in tanti l’abbiano pensata così grazie alle pubblicazioni proposte da Slow Food Editore, tra cui le novità appena presentate come Bambini a tavola! e Osterie d’Italia 2016 e i volumi dedicati agli appassionati del settore, la guida Formaggi d’Italia e il manuale Il Gusto del formaggio.
E a sentire i pareri degli espositori, tutti contenti per l’apprezzamento dei loro capolavori caseari e non solo, pare proprio che i visitatori di Cheese abbiano capito il valore che ha il cibo fatto con impegno e fatica, con il cuore e la responsabilità di chi guarda non tanto alle proprie tasche ma piuttosto al futuro di questo nostro pianeta. Non si ferma il lavoro di Slow Food in difesa della Biodiversità, e così, accanto ai 57 Presìdi italiani e stranieri e ai tanti prodotti dell’Arca presenti, si aggiungono altri formaggi che casari e soci italiani e stranieri hanno consegnato alle cure della Fondazione Slow Food per Biodiversità, affinché possano salire sull’Arca del Gusto ed essere catalogati come prodotti da salvare.
Se anche quest’anno Cheese ha dimostrato di saper suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e dei protagonisti dell’agroalimentare internazionale è anche grazie alle tante aziende che hanno sempre sostenuto il lavoro di chi crede in una produzione agroalimentare di qualità, come gli Official Partner della manifestazione Consorzio Parmigiano Reggiano, Lurisia, Pastificio Di Martino, Radeberger Gruppe Italia.
Ma soprattutto il ringraziamento va alla Città di Bra e ai suoi cittadini, che come sempre si sono dimostrati ospitali nei confronti di espositori e visitatori ed entusiasti per il clima di grande festa, e ai tanti volontari che durante l’anno si impegnano nelle Condotte Slow Food del territorio e che durante gli eventi ci aiutano a raccontare con la loro testimonianza cosa fa Slow Food ogni giorno.


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